Spina calcaneare e sindrome di Haglund

Spina calcaneare e sindrome di Haglund

La spina calcaneare e la sindrome di Haglund sono due patologie responsabili di problemi al tallone; purtroppo c’è una diffusa tendenza ad attribuire a esse gran parte dei dolori al calcagno; questo comune errore è molto diffuso fra quei terapeuti che tendono a riportare ogni problema ortopedico del piede ad alterazioni anatomiche del soggetto. Prima di esaminare le due patologie vediamo come la diagnosi di un problema al calcagno di uno sportivo possa essere mal indirizzata dalle “preferenze” del medico.

L´errore tipico
Chi è per esempio affetto dalla sindrome di Haglund (prominenza del calcagno che ipersollecita il tendine d’Achille) avrà problemi all’achilleo pochi mesi, al massimo un anno, da quando ha cominciato a correre seriamente. Se sono dieci anni che corre allenandosi sei giorni alla settimana e ha una tendinopatia inserzionale, è alquanto azzardato attribuirla al profilo calcaneare. Le cause anatomo-fisiologiche colpiscono in fretta e devono pertanto essere prese in considerazione nel principiante e in chi ricomincia dopo tanto tempo. Nel runner ormai consolidato, spesso, dar troppa importanza a queste cause significa nascondere il vero problema.

Spina calcaneare e sindrome di Haglund

Nei casi di spina calcaneare o di sindrome di Haglund è incredibile come alcuni medici riescano a vedere nelle radiografie spine che non ci sono o prominenze eccessive laddove sono normali, pur di arrivare a una veloce diagnosi che spesso porta alla sospensione dell´attività fisica (“sa, l´unica possibilità sarebbe l´operazione; se non se la sente, deve smettere di correre”). Inoltre è comune parlare a sproposito di spina calcaneare quando si “vede” una qualche prominenza del calcagno (come vedremo la spina ha una collocazione ben precisa e riguarda più il fascio plantare che l´inserzione del tendine d´Achille).
Questo articolo ha proprio lo scopo di fare chiarezza su cosa siano queste due patologie per dare al paziente la possibilità di sapere veramente come stanno le cose.

La spina calcaneare
È presente in soggetti sportivi e in soggetti sedentari (generalmente di età superiore a 40 anni, in sovrappeso, portatori di piede cavo). Si riconosce facilmente perché basta una pressopalpazione al centro del tallone per avere un dolore molto vivo, pungente. In genere le radiografie confermano la diagnosi mostrando uno sperone lungo alcuni millimetri che parte dal centro del tallone con la punta orientata in avanti verso le dita.
La spina calcaneare si forma per le trazioni del tendine d´Achille o della fascia plantare sul periostio del calcagno, poiché questi movimenti favoriscono la formazione di nuovo tessuto osseo per la riparazione di microlesioni. Secondo alcuni autori anche problemi nel metabolismo dell´acido urico possono favorire il formarsi della spina.
Non sempre la spina calcaneare provoca problemi; infatti il 20% dei portatori di spina calcaneare convive asintomaticamente con essa. Nel caso dello sportivo tale convivenza asintomatica è più difficile perché la spina fa aumentare le probabilità che si infiammi la fascia plantare che si inserisce sul tallone.
Il riposo sportivo è vivamente consigliato trattandosi di patologia strettamente legata al movimento della struttura interessata; se nei sedentari sono possibili terapie conservative (antinfiammatori, tecarterapia, plantari per ridurre la tensione della fascia e il peso sul punto critico, crioterapia, infiltrazioni cortisoniche locali), nello sportivo e nel runner in particolare non si può che consigliare l´eliminazione meccanica della spina, pena una netta riduzione del carico allenante. Le tecniche vanno dalle onde d´urto alla chirurgia secondo tecniche più o meno invasive.

La sindrome di Haglund
L´osteocondrosi dell´apofisi posteriore del calcagno è una forma di osteocondrosi che colpisce generalmente i soggetti di età compresa fra gli 8 e i 13 anni. La malattia ha decorso benigno e non è causa di deformità, ma la guarigione completa può richiedere fino a due anni di tempo. In molti adulti resta una parte posteriore superiore del calcagno sporgente e allargata, spesso accompagnata da un´infiammazione della borsa sottocutanea, dovuta al continuo trauma contusivo del calcagno contro la scarpa. Nelle fasi acute il dolore provocato dall´infiammazione impedisce di indossare scarpe; inizialmente si ha un arrossamento cutaneo, seguito da tumefazione associata alla borsite.
Con una radiografia si verifica la sporgenza abnorme del calcagno, mentre l´ecografia identifica la presenza di un´eventuale borsite. Se l´atleta vuole condurre una vita atletica lunga e positiva, la soluzione migliore resta l´intervento di correzione del profilo calcaneare. Nei casi meno gravi, è possibile convivere con la situazione alternando periodi di stop a periodi di attività, in cui comunque il carico non può essere portato oltre un certo limite. Sconsigliato l´uso frequente delle infiltrazioni per tamponare la situazione.

Gli errori diagnostici
Quello più comune riguarda lo scambiare le due patologie oggetto di questo articolo con una normale tendinite inserzionale che, nello sportivo, è spesso causata da sovraccarico qualitativo o quantitativo e magari aggravata da una mancata sospensione degli allenamenti. L´errore diagnostico è reso più probabile dal fatto che nell´operazione di rigenerazione del tendine d´Achille si effettua comunque un rimodellamento del calcagno. Tale tecnica ha diffuso il concetto che una gran parte delle tendiniti inserzionali sia causata dalla sindrome di Haglund o da una spina calcaneare (errore questo ancora più grave, visto che al più la spina causa una fascite).
In presenza di tendinite inserzionale è pertanto consigliabile:

  • sospendere gli allenamenti (vedasi metodo Stop&Go);
  • in caso di diagnosi di calcagno di Haglund verificarla con pareri di diversi ortopedici sportivi;i>
  • se i pareri non sono concordi, probabilmente la forma del calcagno non è responsabile del problema; quindi curare la patologia fino a remissione (se ciò è possibile, se il tendine è degenerato e affetto da grave tendinosi non resta che l´intervento);
  • riprendere molto gradualmente senza ripetere gli eccessivi quantitativi o qualitativi precedenti.